5 affinità con l’argilla

Il processo di lavorazione dell’argilla richiede abilità e attitudine mentale che è possibile condividere con altri ambiti, sebbene distanti, in cui ritrovare affinità e corrispondenze.
Avete mai fatto un massaggio con grande concentrazione fino quasi a dimenticarsi dell’identità del destinatario? Allora saprete che il corpo sotto le vostre mani diventa una materia da plasmare, da modificare, che ogni gesto che imprimete è uno scambio che modifica voi e la persona che riceve, fino ad ottenere entrambi il benessere cercato. Ed ecco quindi la prima affinità : argilla e massaggio, le mani diventano strumenti che trasformano la materia, nel rispetto delle sue più intime caratteristiche, alla ricerca di armonia.
Armonia che richiama nell’immediato un’altra affinità: argilla e musica. Una concreta, terrea, l’altra eterea. L’affinità è nella possibilità di applicare il metodo che Bruno Munari chiamava “gioco con regole”, ossia le infinite possibilità che si sviluppano dall’ utilizzare limiti di azione quando sperimentiamo con l’arte. Argilla e musica sono entrambe indefinite nel loro aspetto primario e ciò consente di sperimentare in entrambi gli ambiti utilizzando regole precise che non  limitano la creatività ma offrono supporto alla scoperta di nuove ed infinite possibilità di realizzazione.
La regola è un elemento che appartiene alla lavorazione dell’argilla così come alla materia che forse gli è più vicina per la modalitá con cui si manipola e per gli strumenti che vengono usati : il cibo. Tra argilla e cibo le affinità si estendono dalla manipolazione all’attenzione per la cottura, dal rispetto dei tempi al giusto dosaggio degli ingredienti. Dalla cucina al laboratorio la continuità è assoluta, le mani e la testa operano con la stessa predisposizione verso la ricerca di equilibrio.
Dall’equilibrio è facile rievocare la fisicità, l’esigenza di muoversi con leggerezza senza forzature, con gesti misurati, coordinati, finalizzati alla modellazione armonica della muscolatura, senza esasperazioni ma mantenendo l’aspetto naturale del proprio corpo.
E dunque argilla e corsa, come forme di meditazione, come ricerca di limiti senza mai esasperarne i confini.
Confini che si allargano nella lettura, nella capacità di visualizzare e tradurre in immagini le parole, così come con l’argilla diamo corpo a memorie esperienze, desideri e paure. Argilla e lettura entrambe come occasione di creazione di altre realtà.

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